Se la mia casa è finita all’asta, la posso riprendere? La legge su questo punto è chiara, cerchiamo di capirne qualcosa in più.
Acquistare una casa all’asta può sembrare un ottimo affare grazie ai prezzi vantaggiosi, ma spesso nasconde rischi e complicazioni. Pensiamo ad esempio a chi vive in quell’abitazione nonostante sia stata messa all’asta e non vuole lasciarla. Del resto, anche per loro la perdita della casa può essere legata a fattori che non andrebbero sottovalutati.
Se decidono di non lasciare la casa, l’acquirente potrebbe dover affrontare lunghe procedure di sfratto, che possono richiedere dai 4 ai 6 mesi o più. In casi particolari, come la presenza di minori, anziani o persone con disabilità, i tempi si allungano ulteriormente. Ma non solo: la legge consente anche a chi ha visto finire la sua casa all’asta di potersela poi riprendere.
Da quando è esplosa la crisi economica del 2008, in Italia oltre mezzo milione di prime case sono finite all’asta, un record europeo di cui certo non vantarsi, e gran parte di queste sono state poi svendute. Secondo le organizzazioni che si occupano di lotta alle mafie e all’usura, i maggiori acquirenti sono società con sede nei paradisi fiscali o legate alla criminalità organizzata.
La legge però consente un metodo legale per riprendersi la propria abitazione finita all’asta: si tratta della cartolarizzazione sociale, introdotta dalla legge 130/99 del 30 aprile 1999, ed è una pratica che può aiutare le famiglie sovraindebitate a rimanere nelle loro case, evitando le vendite all’asta. Si tratta di un’alternativa che può aiutare tante famiglie da un lato a respirare economicamente, dall’altro a riprendersi casa.
Ma come funziona nel concreto? Questa pratica permette a società di investimento di acquistare crediti di immobili all’asta e poi concederli in affitto con possibilità di riscatto ai precedenti proprietari o elaborare piani di pagamento dilazionati. Si tratta di una alternativa che è fattibile e più efficace delle sole aste, riducendo i debiti e ridando stabilità alle famiglie in crisi economica.
Un tentativo di mettere in pratica le cartolarizzazioni sociali è il progetto 100 Case, che ha acquisito crediti deteriorati – appunto – di cento abitazioni e immobili residenziali sparsi su tutto il territorio nazionale. Per accedere alle cartolarizzazioni sociali, i proprietari dell’immobile che avevano perso casa dovevano avere solo problemi di due tipologie, ovvero col mutuo o con le spese condominiali.
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