La Corte di Cassazione italiana ha emesso una sentenza storica riguardante uso dell’alcoltest ed eventuale guida in stato di ebbrezza.
Se sei ubriaco alla guida di un’auto e la polizia ti ferma, non serve più l’alcoltest, se lo stato di ebbrezza è palese, ma appunto basta la testimonianza delle forze dell’ordine. Lo afferma una sentenza storica emessa in questi giorni dalla Corte di Cassazione, secondo la quale non è più indispensabile l’alcoltest per determinare se un automobilista è al volante sotto l’influenza di alcol.
La sentenza nasce dal caso di un automobilista di Brescia, il cui ricorso è stato respinto: l’uomo era stato fermato con un tasso alcolemico superiore a 1,50 grammi per litro di sangue e nello specifico – evidenzia la sentenza della Cassazione n. 20763 emessa il 27 maggio scorso e facente riferimento a udienza di tre mesi prima – di 3,69 g/I, come da referto degli Spedali Civili di Brescia del 12 settembre 2018.
La sentenza storica della Cassazione: ci sono elementi obiettivi più “certi” dell’alcoltest
Secondo l’automobilista che aveva fatto ricorso, che in appello era stato condannato a 6 mesi di carcere, con pena sospesa, e 1.500 euro di multa, “in carenza di dati tecnici obiettivi, non sarebbe possibile stabilire in termini certi il livello di alcol effettivamente presente nel suo sangue al momento dei fatti”. In sostanza, l’uomo aveva tentato la strade del cavillo “tecnico” per chiedere l’annullamento della sentenza.
Ma secondo la Cassazione – che pure ha ritenuto che “l’esame strumentale non costituisce una prova legale” – la concentrazione alcolica nel sangue può essere accertata attraverso “elementi obiettivi e sintomatici”. osservati dagli agenti di polizia. Questi possono essere – ad esempio – l’odore di alcol nell’alito, l’incapacità di rispondere alle domande o l’evidente stato di alterazione fisica e mentale.
Nel caso specifico dell’automobilista che avrebbe guidato in stato di ebbrezza nel bresciano, questi aveva anche provocato un incidente stradale. Dunque, non è necessario l’alcoltest di fronte a elementi e criteri che evidenziano appunto lo stato di alterazione: chiaramente, questa decisione deve essere sorretta da congrua motivazione, ma si tratta di una sentenza che è destinata a fare giurisprudenza.
I dubbi sulla sentenza della Cassazione: la prova dell’alito è un criterio soggettivo
Per quanto riguarda l’automobilista bresciano, i giudici hanno evidenziato lo stato comatoso e di alterazione dell’imputato: insomma, mentre si discute di innovazioni tecnologiche che ci faranno dire addio a patenti e carte di identità cartacee, la cara, vecchia “fiatella” basterà per togliere la patente a chi è evidentemente ubriaco alla guida. Ciò faciliterà la procedura per accertare la guida in stato di ebbrezza.
C’è chiaramente chi in questa sentenza guarda il rovescio della medaglia, che consiste nell’obiettività delle prove. Basarsi esclusivamente su testimonianze e osservazioni degli agenti potrebbe infatti lasciare spazio a interpretazioni soggettive, secondo molti legali che sono pronti a dare battaglia di fronte a questa sentenza della Cassazione.