Cambia tutto per la comunione dei beni con la normativa attuale. Adesso è considerata una trappola, ecco come fare per difendersi.
Il matrimonio comporta alcune scelte importanti. Una di queste potrebbe prevedere la cosiddetta comunione dei beni, ossia un accordo tra coniugi per far sì che le ricchezze del marito e della moglie vengano messe in comune. Anche quelle che sono state cumulate precedentemente.
Scegliendo questa via, i due protagonisti condividono sia i crediti che i debiti. Ci sono alcuni casi particolari in cui questo accordo cade, come per esempio la separazione, il divorzio o il decesso di uno dei due. Ma occhio alla normativa attuale, perché in certi casi potrebbe diventare una trappola senza fine. Così potete difendervi al meglio, ecco tutto quello che c’è da sapere.
Come già anticipato, con la comunione dei beni si ha anche la condivisione dei debiti. Se questi vengono contratti durante il matrimonio, entrambi i coniugi possono venire ritenuti responsabili per il pagamento. Ma ci sono alcune eccezioni alla regola, che potrebbero portare a conseguenze ancor più pesanti tanto per il marito quanto per la moglie.
Se per esempio il debito viene contratto da un coniuge per necessità personale o per attività di cui non ha beneficiato la famiglia, ecco che potrebbero essere a carico solo del “protagonista“. E non solo, perché anche i debiti contratti prima del matrimonio o dopo la separazione legale non sono considerati in comune. State però attenti all’ordinanza n. 20845 del 21 luglio della Corte di Cassazione.
Secondo quanto deciso, infatti, in mancanza di una disciplina normativa, è legittimo privare del bene detenuto in comunione legale entrambi i coniugi. Nel caso ci siano debiti contratti dal marito o dalla moglie. Con la comunione dei beni, può venire pignorato per esempio l’immobile. Sebbene l’altro coniuge non c’entri con la vicenda.
Una applicazione della Legge possibile proprio per la decisione presa in precedenza. L’esecuzione sulla sola quota del coniuge imprenditore non è possibile, in quanto la comunione legale non ha quote. Ciascuno dei due firmatari ha diritto all’intero bene. Ed è dunque l’intero immobile ad essere colpito, venendo pignorato e poi ceduto all’asta.
Ecco perché sempre più persone decidono di optare per la separazione dei beni. Così che sia il marito che la moglie hanno una quota personale che è indipendente, libera dagli eventuali debiti dell’altro.
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