Produrre diesel fatto in casa, ti spiega Rulof come fare: ma attenzione a come lo usi

I biocarburanti possono essere una delle soluzioni al cambiamento climatico, soprattutto poi se il biodiesel lo si può produrre in casa con oli di scarto.

biocarburanti si possono produrre in casa e come
Biodiesel da oli di scarto e fatto in casa (Living.it)

Partiamo dal concetto stesso di biocombustibili; si tratta di combustibili appunto che sono attenuti in maniera indiretta da biomasse quali il mais, il grano o la canna da zucchero. Esistono vari tipi di biocombustibili, il biodiesel è uno di questi e si ottiene da oli vegetali, ma anche grassi animali.

Ovviamente parlando di biodiesel non si intende l’utilizzo di un olio pure e semplice, ma la sua realizzazione avviene attraverso un processo definito transesterificazione e che prevede, tra gli altri, l’utilizzo di alcol etilico e metilico.

Da un punto di vista ambientale, il biodiesel come tutti i biocarburanti ha diversi vantaggi. Si riducono le emissioni di monossido di carbonio del 50% e di ossido di carbonio del 78%; non ha emissioni di diossido di zolfo visto che lo zolfo non è presente; riduce del 50% le emissioni di fuliggine ed, infine, rispetto, al gasolio riduce del 65% (ma qui i dati sarebbero da confermare meglio) le emissioni di polveri sottili nell’aria.

Di converso però per produrre un biocarburante in generale sono necessari ettari ed ettari di territorio che, ipoteticamente, sarebbero convertiti dalla coltivazione per il fabbisogno umano a quello delle macchine. Per questo una delle alternative è la realizzazione del biodiesel attraverso gli scarti degli oli vegetali che si utilizzano in cucina. Ma come si trasformano questi ultimi in carburante per le auto? Per questo arriva il soccorso lo youtuber Rulof fai da te che sul suo canale social mostra il processo di realizzazione del biodiesel.

Non buttare più gli oli di scarto, Rulof mostra come farne un biodiesel

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Lo youtuber Rulof alle prese con la realizzazione del biodiesel (Living.it)

La prima cosa he chiarisce Rulof per la produzione di biodiesel è che va bene qualsiasi olio di scarto; dall’olio di arachide a quello di oliva o extra fino all’olio di semi di girasole. Quindi primo punto fondamentale è la conservazione e accumulo di questi oli di scarto per qualche settimana.

Per la realizzazione realistica del progetto serve poi un grande contenitore che serve a contenere appunto gli oli. Alla base del contenitore va poi praticato un foro dove incollare un rubinetto utilizzando non il silicone ma colla poliuretanica (se il contenitore è in plastica). L’ideale sarebbe l’utilizzo di quei boccioni di plastica che fanno da contenitore di acqua negli uffici.

Dopodiché il boccione modificato va posizionato su uno stand di metallo, potrebbe andar bene anche lo scheletro di una sedia, con l’estremità in cui è stato inserito il rubinetto rivolta verso il basso. A questo punto bisogna trasferire gli oli nel boccione; per cui create un foro più grande nell’estremità alta del boccione e con l’aiuto di due colini -uno a maglie grossolane e l’altro a maglie molto strette- filtrate gli oli eliminando gli eventuali residui di frittura provenienti dalla cucina.

Il processo di trasformazione

Una volta puliti gli oli si passa alla realizzazione effettiva del biodiesel. Serviranno 2l di alcol metilico -sui 22 litri di olio recuperati in questo caso da Rulof; quindi armati di guanti, mascherina e occhialini, si va a disciogliere 50 g di cristalli di soda caustica nell’alcol (mai il contrario). Con l’aiuto di una fascetta da elettricista legata alla punta di un trapano andate a mescolare il composto in modo che nel più breve tempo possibile i cristalli si sciolgano.

Una volta accertati che non ci sono residui di soda, si può andare a versare delicatamente il composto chimico nel boccione con l’olio filtrato. A questo punto l’olio deve cambiare aspetto, diventare opaco quasi lattiginoso. A questo punto c’è la parte più lunga della lavorazione, quella che prevede per 4 ore di mescolare l’olio -Rulof per esempio, si ingegna con un meccanismo ad aria compressa che gli permette di tenere sempre in movimento il composto.

Trascorso questo tempo, il biodiesel deve risposare e non essere toccato per almeno una giornata intera. Sul fondo dovrà crearsi un deposito di glicerina che poi andrà eliminato grazie all’utilizzo del rubinetto inserito all’inizio. Attenzione poi alla temperatura dell’olio e dell’ambiente, se dovesse fare freddo il processo si rallenta e l’olio va portato a temperatura.

Dopo questo primo filtraggio, bisogna attendere ancora qualche giorno di modo che l’alcol evapori e le restanti molecole di glicerina si depositino sul fondo del boccione. Anche queste andranno poi eliminate con l’aiuto del rubinetto. A quel punto è pronto per essere utilizzato -in inverno conviene però diluirlo con un po’ di diesel così da renderlo più fluido.

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