Brutte notizie in arrivo per 218.000 dipendenti pubblici: presto potrebbero perdere il lavoro, quali sono le categorie più a rischio.
Negli ultimi anni il mercato del lavoro in Italia ha vissuto momenti piuttosto difficili. A causa della crisi economica, degli effetti del Covid, delle poche posizioni aperte, di contratti spesso precari e carriere discontinue sempre più persone si sono trovate a perdere il proprio impiego, finendo così in una situazione di grave difficoltà finanziaria.
Solo di recente si è registrato un leggero incremento dell’occupazione, complici la parziale ripresa dell’economia e gli aiuti introdotto dal Governo. Purtroppo, però, stanno per arrivare delle ulteriori brutte notizie.
Ben 218.000 dipendenti pubblici rischiano il licenziamento. Ecco che cosa starebbe succedendo e quali sono le categorie maggiormente in pericolo.
Se di recente in Italia il tasso di disoccupazione si è leggermente ridotto, a breve potrebbe esserci una nuova inversione di rotta. Al momento, infatti, 218.000 dipendenti pubblici rischiano di essere licenziati. Il motivo? L’avvento dell’Intelligenza Artificiale.
Sono in tanti che ultimamente si chiedono come questo strumento tecnologico possa influire sul mondo del lavoro. Da un lato è senza dubbi utile a migliorarne determinati aspetti, dall’altro però mette anche in luce la sostituibilità dell’essere umano in determinati ruoli.
Stando a quanto riportato dall’Ansa a seguito della ricerca condotta da Fpa, quello pubblico è uno dei settori che subisce il maggiore impatto dell’IA, con circa il 57% dei dipendenti, vale a dire 1,8 milioni di lavoratori, esposti alla nuova tecnologia. In particolare, il 12% di questi (218.000 persone) rischia addirittura di essere sostituito.
“Le professioni ad alta specializzazione come i ruoli direttivi, i dirigenti e i professionisti hanno un forte potenziale di collaborazione, mentre quelle poco specializzate e routinarie sono vulnerabili alla sostituzione”. Si legge all’interno dello studio.
“Di fronte a un simile impatto, la pubblica amministrazione è chiamata ad una riforma strutturale”. Spiega Carlo Mochi Sismondi, Presidente di Fpa. “Serve una revisione dei processi di formazione, orientata allo sviluppo di competenze come creatività, adattabilità, pensiero critico e laterale e soft skill, che possono qualificare il lavoro liberato da mansioni ripetitive e routinarie”. Suggerisce l’esperto.
A livello organizzativo, invece, bisognerebbe “abbandonare la logica gerarchica e burocratica per introdurre la flessibilità necessaria a gestire il cambiamento”. Solo così sarà possibile mitigare gli effetti dell’Intelligenza Artificiale sul mondo del lavoro e della pubblica amministrazione. Di fatto, la rivoluzione dell’IA rappresenta la terza ondata di trasformazione per il settore pubblico nell’arco degli ultimi 15 anni, dopo la spending review e la pandemia.
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