Trasformare la propria casa in un vero e proprio museo e ritrovarsi sotto sfratto: sta succedendo a un grande designer e architetto italiano.
Lui è forse uno degli architetti e designer più visionari non solo d’Italia: allievo di Maurizio Sacripanti e Luigi Pellegrin, nel 1981 pubblica la prima edizione della sua opera monumentale, il “Codex Seraphinianus”, che cattura l’attenzione degli addetti ai lavori, in maniera eterogenea. Alla sua enciclopedia surreale si interessano da Roland Barthes a Italo Calvino.
La sua carriera prosegue con tutta una serie di riconoscimenti e collaborazioni: realizza la locandina per il film di Federico Fellini “La voce della Luna” e diventa famoso per la sua collaborazione con la Rai in scenografie e sigle tv dei più importanti programmi degli anni Novanta. Espone in mostre internazionali e realizza opere per spazi pubblici, ma è anche un raffinatissimo narratore.
Il mondo dell’arte – a tutti i livelli – non può non apprezzare il genio e l’estro di Luigi Serafini, l’architetto e designer tra i più noti viventi del nostro Paese, il quale negli anni ha di fatto trasformato la sua casa in un vero e proprio museo. Apprezzato anche da Umberto Eco e Tim Burton, Luigi Serafini abita in questa casa dal 1987, riempiendola di pitture, sculture e mobili. Eppure adesso rischia grosso.
Infatti, attualmente, la casa è a rischio di sfratto, e Luigi Serafini desidera proteggerla con un vincolo d’artista: si tratta di una vicenda che si sta trasformando in un vero e proprio braccio di ferro e che potrebbe addirittura andare avanti molto a lungo. L’abitazione di via Salita de’ Crescenzi, al civico 26, è solo in affitto e la sua proprietà appartiene – a quanto pare – all’Ordine di Malta, che la vorrebbe indietro.
In un’intervista di qualche mese fa, Luigi Serafini ha chiesto che la casa venga tutelata: il designer e architetto, da questo punto di vista, è apparso davvero molto risoluto e sembra avere le idee chiare. Quella casa, ricca di pitture, sculture e oggetti creati da lui, è una proiezione fisica del suo mondo onirico. In altri Paesi europei, sostiene, non verrebbe mai messo sotto sfratto.
La vicenda non finirà certo nel giro di poco tempo, perché l’architetto e designer si è rivolto a due avvocati milanesi per la tutela legale dei propri interessi. C’è però qualcosa che va anche oltre la tutela legale ed è proprio l’interesse artistico: la sua casa, lo dice lui ma ne siamo convinti tutti, è un bene culturale della collettiva e la questione riguarda chiunque.
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