Le vacanze si avvicinano e molti non vedono l’ora di andare al mare, ma in questa zona è presente un’alga tossica: come proteggersi?
Siamo ormai giunti alla metà di luglio e in molti si preparano alla partenza per le ferie e le vacanze, mentre altri sono addirittura già partiti e tornati. Trascorrere una o due settimane al mare è una delle scelte predilette per gli italiani, che possono scegliere tra un ampio bacino di possibilità e luoghi paradisiaci, dal bacino mediterraneo a luoghi più remoti, ad esempio verso l’Asia o l’Africa.
La penisola italiana ci offre infatti centinaia di luoghi marittimi bellissimi, che si dipanano dal nord al sud del Paese e poi, ovviamente, fino alle isole. Insomma, cosa c’è di meglio di una bella vacanza al mare in una di queste destinazioni? Eppure spesso capita di dover fare particolare attenzione alla scelta del posto per via di alcune problematiche ambientali che vi possono sorgere.
Alga tossica infesta le acque della Puglia: cosa sta succedendo al sud Italia
Ciò è quanto sta succedendo ad esempio in Puglia, dove le autorità hanno rilevato un’infestazione da parte di un’alga tossica. Si tratta della Ostreopsis Ovata, alga unicellulare originaria delle zone tropicali. Ma allora come ha fatto ad arrivare il Puglia? L’ipotesi principale è che la sua presenza sia dovuta al traffico delle navi, che scaricano acqua di zavorra nei mari e portano con sé anche specie non autoctone.
La sua diffusione, invece, è un’altra questione. Quest’alga predilige infatti alte temperature, alta pressione atmosferica, condizioni di irraggiamento favorevoli e mare calmo per un periodo superiore a 10-15 giorni. Tutti elementi che di sicuro in Puglia non mancano! A lanciare l’allarme è stata l’ARPA Puglia, dopo rilevazioni nelle aree di Torre Canne, Bari e Bisceglie.
Contagio e sintomi: non lo diresti, ma basta anche solo inalare l’alga per stare male
In queste zone l’infestazione è stata descritta rispettivamente come abbondante e molto abbondante, con conseguenze non solo sulla fauna marittima, ma anche sull’essere umano. La Ostreopsis Ovata, infatti, può portare a faringite, disturbi respiratori, tosse, cefalea, nausea, raffreddore, congiuntivite, dermatite e febbre.
L’aspetto più preoccupante sta però nel contagio. In molti sarebbero infatti portati a pensare che l’intossicazione avvenga tramite ingerimento di acqua marina contaminata. E invece no: essa avviene tramite inalazione di particelle acquose sospese contenenti l’alga. Questa specie è infatti piccolissima, misurando tra i 30 e i 60 micron (millesimi di millimetro), e può facilmente essere trasportata dall’umidità.
Il consiglio delle autorità è dunque quello di evitare di trascorrere troppe ore in spiaggia nelle zone più contaminate, soprattutto nelle giornate ventose e dopo le mareggiate. Anche il consumo di prodotti ittici è sconsigliato, per evitare il rischio di contaminazione.