E’ possibile rendere efficiente a livello energetico un edificio datato? La risposta è si e vi spieghiamo in che modo
Come moltissimi ben sapranno, in Italia la maggior parte degli edifici sono stati costruiti a metà del 1900, dunque con una scarsissima attenzione al fattore efficienza energetica (classe F-G). Per questo motivo, è bene chiedersi se un palazzo relativamente datato possa migliorare le sue prestazioni da questo punto di vista: ecco a voi la risposta.
Partiamo dall’inizio: secondo i principi della termodinamica, un flusso di calore tende a migrare dalle aree con temperatura maggiore a quelle con temperatura minore. Per questo motivo, il calore presente negli edifici tende a migrare verso l’esterno in inverno (con conseguente “abuso” del riscaldamento ed inevitabile consumo di energia), mentre nella stagioni più calde farà esattamente l’opposto.
Cosa bisogna fare, dunque, per evitare questa dispersione continua di calore e un conseguente consumo eccessivo di energia? Di base, la prima cosa da prevedere è quella di isolare termicamente l’edificio e questo può avvenire mediante una serie di operazioni. Non vi servirà, dunque, abbatterlo per renderlo più efficiente in tal senso: ecco, in breve, cosa dovreste fare per “salvare” la situazione.
Vecchio edificio, come renderlo più efficiente a livello energetico
Gli interventi principali da valutare sono cappotto termico e sufflaggio, realizzabili insieme o separatamente (ma sempre a determinate condizioni). Se il primo è sicuramente più noto e diffuso, sul secondo sussistono maggiori dubbi: ecco tutto quello che bisogna sapere.
Il cappotto termico, che può essere realizzato sulle pareti esterne ed interne dell’edificio, prevede un rivestimento delle stesse con dei pannelli isolanti, di lunghezza e spessore variabili (in base a dimensioni ed ubicazione della location). E’ chiamato così in quanto funziona come un vero e proprio cappotto, andando quindi a trattenere la temperatura presente all’interno e limitandone al massimo la dispersione.
L’insufflaggio, invece, si concentra principalmente sulla zona dell’intercapedine, ovvero lo spazio tra le pareti interne ed esterne (non tutti gli edifici ne sono provvisti). L’operazione prevede proprio l’incisone di alcuni fori sulle stesse, per poi iniettarvi del materiale isolante, che andrà proprio a limitare la dispersione di calore. Quali sono, dunque, le sostanze iniettabili nell’intercapedine?
Tra le più gettonate troviamo aerogel, poliuretano e lana di roccia, ma ce ne sono davvero tantissime altre. Ma cosa hanno in comune? Principalmente, una massiccia presenza di aria al loro interno, che consente l’isolamento termico per via della distanza tra le molecole, che rallenta notevolmente il trasferimento di calore.
Anche la gestione dell’energia è molto importante ai fini dell’efficienza in tal senso. Per farlo al meglio, è consigliabile prevedere l’installazione di pannelli solari termici (che producono acqua calda), un impianto fotovoltaico per energia elettrica e varie pompe di calore.
E voi conoscevate questi metodi?