Un’ordinanza della Cassazione del luglio scorso riguarda l’applicazione dell’IMU in particolare in alcuni tipi di edifici.
Nelle scorse settimane, vi avevamo parlato di un’importante decisione della Cassazione sul cappotto termico, che molti faceva chiarezza su un argomento molto dibattuto. Ora invece vi parliamo di una nuova ordinanza della Cassazione, la n. 20290 del 23 luglio 2024, e che concerne l’applicazione dell’IMU per un’unità immobiliare a utilizzo misto. Il ricorso era di un ente religioso che contestava l’accertamento IMU.
I fatti fanno riferimento a qualche anno fa e nello specifico l’ente religioso voleva l’esonero da parte del Comune di Roma rispetto al pagamento dell’IMU. Ma la Cassazione ha di fatto dato torto all’ente religioso sulla questione, in quanto l’immobile oggetto della contestazione era adibito in parte ad attività di culto e parzialmente a uso commerciale.
Esenzione dell’IMU per un immobile a utilizzo misto: cosa ha detto la Cassazione
Secondo la Cassazione, l’esenzione dall’IMU prevista per attività non commerciali si applica solo alla parte dell’immobile destinata a tale uso: insomma, se una parte è destinata a luogo di culto e l’altra a un’attività commerciale, magari anche data in locazione, l’esenzione riguarda solo quella parte di edificio che è appunto adibita a luogo di culto e non a tutto l’immobile.
Se non è possibile separare l’immobile in più unità catastali, a quel punto l’esenzione si applica in proporzione all’uso non commerciale dell’immobile, purché questa proporzione sia dichiarata dal contribuente, in caso contrario non vi sarà alcuna esenzione. Vale a dire che il contribuente deve dichiarare l’uso proporzionale dell’immobile per ottenere l’esenzione.
Questa dichiarazione diventa essenziale per ottenere l’agevolazione, soprattutto in caso di mancata presentazione della dichiarazione catastale di variazione. Nel caso specifico oggetto del ricorso, il gestore dell’immobile non ha presentato né la dichiarazione di variazione catastale né ha indicato la proporzione tra uso commerciale e non commerciale.
A quel punto, la Commissione Tributaria ha quindi confermato l’imposizione dell’IMU, ritenendo infedele la dichiarazione presentata. L’ente gestore dell’immobile, dopo aver avuto torto in più gradi di giudizio, ha presentato il ricorso respinto anche dalla Cassazione. Insomma, per ottenere un’esenzione dall’IMU la parte non commerciale dell’immobile deve essere dichiarata correttamente.
Qualche tempo fa, una nuova sentenza della Cassazione ha stabilito un caso davvero particolare di doppia esenzione dell’IMU: questo riguarda due coniugi che vivono in due abitazioni diverse, valutando anche le necessità stringenti che li costringono appunto a vivere separati.