Spunta improvvisamente un tassa in più da pagare sulla casa, in particolare per chi ha usufruito del bonus più contestato degli ultimi anni.
Negli ultimi anni, il Governo ha pensato a tantissime detrazioni fiscali e a bonus per trasformare la propria abitazione, aiutando le famiglie nell’affrontare le spese di efficientamento energetico. L’efficientamento energetico è essenziale per rendere la propria abitazione più Green e attenta all’impatto ambientale, risparmiando sui consumi energetici e non solo.
Dalla ristrutturazione di casa all’acquisto dei mobili, dalla riqualificazione del giardino all’acquisto di nuovi elettrodomestici di classe superiore. Sono tante le iniziative che hanno coinvolto i cittadini e sono tanti colori che hanno beneficiato delle detrazioni sulla base della capienza Irpef del contribuente stesso. Ma ora arriva la beffa, in cosa consiste?
La beffa per migliaia di contribuenti, arriva una tassa in più sulla casa
Uno degli incentivi più discussi degli ultimi anni riguarda il Superbonus 110%, che ha creato un disagio enorme alle casse dello Stato, per via dei molteplici illeciti. Preventivi gonfiati all’inverosimile da parte delle ditte di costruzione e di ristrutturazione che hanno creato un buco enorme sui fondi stanziati, fino a farli esaurire nel breve termine, comportando una lunga serie di disagi.
Uno dei disagi più gravi è stata l’interruzione di tantissimi lavori per mancanza di fondi, con i cittadini che, per terminarli, hanno dovuto pagare di tasca propria. Il Superbonus è stato cancellato dal Governo Meloni, dopo che è stato sfruttato “all’italiana”, ovvero truffando lo Stato e approfittando dei fondi. Tali iniziative, in Italia, sono molto pericolose, ma ora arriva un’ulteriore beffa.
Tante persone, infatti, rischiano di ritrovarsi a pagare una tassa in più sulla casa, una spesa che fa capo proprio agli interventi pregressi e che potrebbe far sborsare somme di denaro anche abbastanza consistenti. Non si tratta di un’imposta simile alla Tari o all’Imu, ma riguarda i vincoli del Superbonus 110: le tasse legate alla plusvalenza. Vendita prima casa: si pagano più tasse in questo caso, la novità del 2024.
La tassa sulla plusvalenza di un immobile ristrutturato grazie al Superbonus: quando si deve pagare
A partire dallo scorso 1 gennaio 2024, sono state emanate specifiche regole per gli interventi di riqualificazione al 110%. In pratica, un proprietario di casa che mette in vendita un immobile, al quale è stato applicato il Superbonus per interventi di ristrutturazione, è costretto a pagare le tasse sulla plusvalenza entro i primi dieci anni dalla richiesta del bonus stesso. Cappotto termico: arriva la sentenza della Cassazione che cambia tutto.
Si calcola la plusvalenza stessa tenendo conto del valore legato ai lavori stessi. A questa cessione, entro i dieci anni dall’avvio dei lavori di ristrutturazione tramite Superbonus, è applicata un’imposta sostitutiva del 26%. La nuova normativa prevede l’esclusione della plusvalenza soltanto nel caso in cui l’immobile interessato alle vendita sia utilizzato come residenza principale per la maggior parte del periodo tra acquisto e vendita.
Dunque, parliamo delle seconde case. La tassa da pagare in più riguarda il pagamento di una percentuale (26%) sulla plusvalenza, ossia il guadagno netto derivato da un immobile, il cui valore è aumentato dopo l’intervento dei lavori di efficientamento. Quindi, se si vende una seconda casa, con un prezzo aumentato per via della ristrutturazione (come è normale che sia), si pagano le tasse sullo stesso prezzo aumentato. Addio bonus edilizi: ecco chi ora non potrà più richiederli.