Una poltrona che probabilmente non esiste più: l’ha creata un designer qualche anno fa, ma poi l’hanno mangiata un po’ tutti.
La poltrona che vedete in foto si chiama Loaf ed è stata ideata da un designer che si chiama Sam Stewart, un vero e proprio artista originario della North Carolina e nato alla fine degli anni Ottanta. La poltrona è stata esposta nel 2020 dalla Friedman Benda Gallery di New York per la mostra Comfort curata da Omar Sosa, ma a quanto pare adesso non esisterebbe più, sebbene permanga il mistero sulla sua sorte.
Alle bizzarrie, in fatto di poltrone, un po’ ci siamo abituati: dall’Italia arriva SurfBench, un modello di design innovativo che invita all’interazione e all’esplorazione degli spazi pubblici. La poltrona ha una specifica caratteristica che l’ha resa unica al mondo e sta facendo molto parlare per tale ragione, ossia è capace di convertire l’energia cinetica generata dai movimenti degli utenti in un regolare movimento ondulatorio.
Una poltrona fatta di brioche: “Il cibo è un linguaggio con cui comunicare”
Ma se sulla funzionalità di SurfBench non ci sono dubbi, per quanto riguarda Loaf, il discorso è ben più complesso, perché ci domandiamo seriamente se qualcuno sia riuscito a mangiare tutta la poltrona o semplicemente se questa si sia deteriorata e ammuffita nel corso del tempo. Una domanda legittima, semplicemente perché la sua struttura in legno era completamente ricoperta di brioche.
L’ideazione è appunto di Sam Stewart, classe 1988, ma ci ha collaborato e ci ha messo del suo anche l’artista Laila Gohar, che ha spiegato come sia stato importante testare una poltrona fatta di brioche, nel tentativo soprattutto di avvicinare i bambini all’arte. “La cosa più interessante per me è stato vedere come i bambini interagivano con l’opera”, ha evidenziato, spiegando come il cibo è anche arte e linguaggio comunicativo.
Anche i curatori della mostra nella quale Loaf è stata esposta al pubblico sono entusiasti del risultato finale e del fatto che ci sia stato un approccio molto importante tra quanti hanno preso parte alla mostra. Il progetto portato avanti da Stewart e Gohar, peraltro, sposa davvero molto bene la contrapposizione tra l’effimero e l’eterno nell’arte, uno dei temi della mostra in cui Loaf è stata “consumata”.